Arie balcaniche by Andrea Vitali & Giancarlo Vitali

Arie balcaniche by Andrea Vitali & Giancarlo Vitali

autore:Andrea Vitali & Giancarlo Vitali [Vitali, Andrea & Vitali, Giancarlo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Cinquesensi Editore
pubblicato: 2023-12-22T00:00:00+00:00


“Dormire?”, disse ad alta voce il viaggiatore nella lingua gutturale che gli era stata ignota fino a poco prima.

Non si rese conto di averla parlata.

Voleva solo dormire, ne aveva necessità, il sonno gli era piombato addosso con un improvviso ritorno che gli aveva tolto le forze e la voglia di tornare di sotto per angariare ancora un po’ lo sgorbio che gli aveva fregato tutti quei soldi.

Ci aveva pensato ma mentre lo faceva si era svestito e si era infilato il pigiama mettendosi sotto le coperte e desiderando infine solo di dormire, al diavolo lo sgorbio e i soldi che gli aveva scucito.

Ma aveva chiuso gli occhi e quando aveva avvertito la dolcezza del sonno che stava per prenderlo, quei rumori… più che rumori quelle vibrazioni, quelle cose come fossero delle punture di spillo nel silenzio totale della camera ne avevano risvegliato l’attenzione, la rabbia, disperdendo il sonno.

“Dormire!”, gridò ancora, e ancora parlando quella lingua senza rendersene conto.

Imprecò, sentendosi avvampare.

Con quel fastidio…

Era come avere vicino un rubinetto che perdeva.

Imprecò nuovamente e buttò le coperte di lato.

Quel coglione, pensò il viaggiatore, quello sgorbio, quella sanguisuga!.

Glielo aveva fatto intendere poco prima, mentre stava salendo,

di volere altri soldi.

Non glieli aveva dati e adesso si stava vendicando, non voleva lasciarlo dormire con quel tormento inventato apposta per lui, dedicato a lui, perché certo non poteva mettersi a suonare le trombe dell’inferno per rovinare il sonno degli altri clienti dell’albergo.

Be’, ragionò il viaggiatore, comunque fosse, lo sgorbio si sbagliava se credeva di averla vinta con così poco.

Un’altra camera, ecco cosa avrebbe fatto.

Se la sarebbe presa da sé, come già aveva fatto. Le avrebbe passate tutte se necessario, una per una, fino a che non avesse trovato quella giusta, silenziosa come una tomba.

Dovette rivestirsi al buio poiché la luce non funzionava e gli scapparono altre imprecazioni a voce ben udibile anche dai suoi, sconosciuti, vicini di camera.

Non era possibile venir trattato in quella maniera pur avendo sborsato fior di quattrini.

Uscì dalla camera e nel corridoio il buio era ancora più compatto. Aveva quasi sostanza, faceva gara col silenzio altrettanto pesante se non fosse stato per quei minimi rumori, piccoli tocchi che sembravano nascere e morire rapidamente nel buio che lo circondava come fossero misteriosi becchi d’uccello che tentavano di forare quella cortina. Discese le scale un gradino alla volta, attento a non inciampare, si fermò un paio di volte per orientarsi nel buio che incredibilmente ammantava anche il piano terra dell’albergo.

Era incredibile.

“È incredibile”, mormorò tra sé il viaggiatore.

Ma dove diavolo era capitato?

Nella sua lunga esperienza di viaggi, mai s’era trovato dentro un albergo siffatto, a confrontarsi con un ladro travestito da addetto al ricevimento dei clienti, dentro un albergo in cui a una cert’ora di notte spegnevano le luci, lasciando i clienti in balia del buio.

E quel coglione?, si chiese il viaggiatore.

Dov’era finito quello scherzetto di madre natura, la sanguisuga che gli aveva estorto un sacco di soldi per tormentarlo all’infinito e lasciarlo al buio?

“Dove sei pezzo di merda?”, gridò senza ritegno che altri potessero sentirlo.

Anzi,



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